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Parapetto: Cos’è e a cosa serve

parapetto in ferro

Un parapetto è una struttura di protezione fondamentale che impedisce le cadute accidentali da balconi, scale, terrazze e qualsiasi area sopraelevata. Presente in ogni edificio moderno, questo elemento architettonico svolge un ruolo vitale nella nostra sicurezza quotidiana, proteggendo adulti e bambini da potenziali pericoli.

Definizione di Parapetto

Il parapetto è l’elemento architettonico di protezione permanente, progettato e installato per prevenire le cadute accidentali da dislivelli significativi negli edifici e nelle costruzioni in generale. Questa struttura di sicurezza si distingue da altri elementi protettivi per la sua caratteristica fondamentale: creare una barriera invalicabile che, dalla sua base fino alla sommità, impedisce il passaggio di persone e oggetti, garantendo al contempo stabilità e resistenza alle sollecitazioni.

Secondo la definizione tecnica fornita dalla UNI 10809, il parapetto viene classificato come “elemento di protezione contro la caduta nel vuoto”. Questa descrizione normativa evidenzia la natura essenziale del parapetto come dispositivo di sicurezza passiva, che non richiede cioè alcuna azione da parte dell’utente per svolgere la sua funzione protettiva.

La definizione strutturale del parapetto si completa considerando la sua integrazione nell’architettura dell’edificio. A differenza di protezioni temporanee o rimovibili, il parapetto costituisce parte integrante della costruzione, contribuendo non solo alla sicurezza ma anche all’estetica complessiva della struttura. Questo duplice ruolo, funzionale ed estetico, richiede una progettazione attenta che deve considerare sia gli aspetti tecnici sia quelli architettonici.

Il concetto di parapetto si è evoluto per abbracciare soluzioni tecnologicamente avanzate. La UNI 11678 del 2017 , specifica per i parapetti in vetro, ha introdotto nuove definizioni che contemplano l’utilizzo di materiali innovativi e sistemi di fissaggio all’avanguardia, ampliando così il concetto tradizionale di parapetto verso soluzioni sempre più sofisticate e performanti.

L’origine del termine Parapetto

Il termine “parapetto” ha un’origine etimologica interessante che risale al latino medievale. La parola deriva dalla composizione di due elementi: “para” (protezione, riparo) e “petto” (dal latino “pectus”), letteralmente significando quindi “protezione per il petto” o “che protegge il petto”.

Questa etimologia non è casuale ma riflette una precisa logica funzionale. L’altezza del parapetto, infatti, corrisponde storicamente all’altezza media del petto di una persona adulta. Questo riferimento anatomico si è poi tradotto nelle normative moderne: il D.M. 236/89 stabilisce l’altezza minima di 100 cm proprio perché questa misura corrisponde approssimativamente all’altezza del torace di un adulto medio.

Nelle fortificazioni medievali, il termine “parapetto” indicava originariamente il muro di protezione posto sulla sommità delle mura, alto quanto il petto dei soldati, che permetteva loro di osservare e difendersi mantenendo una protezione adeguata. Da qui, il termine si è esteso all’architettura civile, mantenendo il suo significato fondamentale di “protezione all’altezza del petto”.

La UNI 10809, pur non facendo riferimento diretto all’etimologia del termine, conferma questa logica dimensionale nella definizione dei requisiti minimi di sicurezza, dimostrando come l’origine storica del termine continui a influenzare la normativa tecnica contemporanea.

Questa correlazione tra etimologia e funzione pratica sottolinea come l’evoluzione delle soluzioni architettoniche sia profondamente legata all’antropometria e alle esigenze di protezione del corpo umano.

La funzione protettiva primaria

La funzione protettiva del parapetto si esplica attraverso un sistema complesso di resistenze meccaniche e caratteristiche geometriche che lavorano in sinergia per garantire la sicurezza degli occupanti. Il D.M. 236/89 stabilisce che questa funzione si realizza primariamente attraverso la capacità della struttura di opporsi efficacemente alle sollecitazioni derivanti sia dall’uso normale sia da situazioni di emergenza.

La protezione offerta dal parapetto si articola su più livelli di sicurezza. Il primo e più evidente è la barriera fisica contro la caduta nel vuoto. Questa funzione viene garantita attraverso un’altezza minima, che la normativa UNI 10809 stabilisce in 100 centimetri per le applicazioni residenziali, aumentando a 110 centimetri per gli edifici pubblici. Questa differenziazione non è casuale, ma deriva da approfonditi studi sulla biomeccanica del corpo umano e sulle statistiche degli incidenti.

Il secondo livello di protezione riguarda la resistenza alle spinte. Il parapetto deve contrastare efficacemente sia le spinte statiche, derivanti dall’appoggio delle persone, sia quelle dinamiche, causate da urti accidentali. La norma tecnica UNI EN 1991-1-1 prescrive che il parapetto debba resistere a una spinta orizzontale di 2 kN/m (chilonewton al metro) applicata all’altezza del corrimano, garantendo così un margine di sicurezza significativo rispetto alle sollecitazioni ordinarie.

La funzione protettiva si estende anche alla prevenzione delle cadute di oggetti attraverso il vuoto. Per questo motivo, la UNI 10809 stabilisce requisiti specifici sulla conformazione degli elementi intermedi del parapetto. Le aperture nella struttura non devono consentire il passaggio di una sfera di 10 centimetri di diametro, dimensione stabilita considerando la sicurezza dei bambini, che rappresentano gli utenti più vulnerabili.

Nel caso specifico dei parapetti in vetro, regolamentati dalla UNI 11678:2017, la funzione protettiva si arricchisce di ulteriori requisiti relativi alla resistenza post-rottura, garantendo che anche in caso di danneggiamento del vetro la struttura mantenga una capacità protettiva residua sufficiente a prevenire cadute accidentali.

parapetto in vetro

Gli elementi che costituiscono il Parapetto

Il parapetto si compone di elementi strutturali e non strutturali, ognuno dei quali svolge un ruolo preciso nel sistema di protezione complessivo. La UNI 10809 definisce con precisione questi componenti, stabilendo per ciascuno specifici requisiti prestazionali che ne garantiscono l’efficacia.

Il montante rappresenta l’elemento verticale portante, responsabile del trasferimento dei carichi alla struttura dell’edificio. Secondo le prescrizioni della norma tecnica UNI EN 1993-1-1, i montanti devono essere dimensionati per resistere non solo ai carichi statici verticali, ma anche e soprattutto alle sollecitazioni orizzontali che possono verificarsi in caso di urto o spinta. L’interasse tra i montanti viene determinato attraverso calcoli strutturali che considerano sia il materiale utilizzato sia i carichi di progetto.

Il corrimano, elemento superiore orizzontale continuo, svolge la duplice funzione di protezione e appoggio. La UNI 10809 ne prescrive caratteristiche geometriche precise: deve presentare una sezione che garantisca una presa sicura, con un diametro o larghezza compresa tra 40 e 50 millimetri. Questa dimensione, apparentemente banale, deriva da studi ergonomici approfonditi sulla prensione della mano umana.

Il tamponamento, che costituisce la parte di riempimento tra montanti e corrimano, può essere realizzato con diversi materiali. Nel caso del vetro, la UNI 11678:2017 stabilisce requisiti specifici: deve essere di tipo stratificato di sicurezza, con uno spessore minimo calcolato in base alle sollecitazioni di progetto e alla tipologia di fissaggio adottata. Per i tamponamenti metallici o compositi, la UNI EN 1090-1 definisce le caratteristiche di resistenza e durabilità necessarie.

Il sistema di ancoraggio, spesso sottovalutato ma fondamentale, deve garantire il corretto trasferimento delle sollecitazioni dal parapetto alla struttura portante dell’edificio. La norma tecnica UNI EN 1992-1-1 fornisce i criteri per il dimensionamento degli ancoraggi, che devono essere verificati considerando non solo i carichi statici ma anche quelli dinamici e ciclici dovuti alle vibrazioni e alle variazioni termiche.

Particolare attenzione viene posta agli elementi di collegamento tra le varie componenti. La UNI EN ISO 3506 stabilisce le caratteristiche della bulloneria in acciaio inox da utilizzare, garantendo resistenza alla corrosione e durabilità nel tempo. Ogni collegamento deve essere progettato per prevenire l’allentamento spontaneo dovuto alle vibrazioni.

I Requisiti normativi fondamentali del parapetto

I requisiti normativi che regolamentano la progettazione, l’installazione e il collaudo dei parapetti costituiscono un framework complesso e articolato, fondamentale per garantire la sicurezza degli utenti. Il quadro normativo italiano, allineato con le direttive europee, si basa su diverse norme tecniche interconnesse.

La UNI 10809:1999 rappresenta la norma cardine per i parapetti, definendo i “Requisiti dimensionali, prestazionali e criteri di verifica per ringhiere, balaustre o parapetti”. Questa norma stabilisce che ogni parapetto deve essere sottoposto a specifiche prove di carico che simulano le condizioni di utilizzo più gravose. In particolare, prescrive una resistenza minima alla spinta orizzontale di 2 kN/m applicata alla sommità, un valore derivato da approfonditi studi sulla biomeccanica delle sollecitazioni accidentali.

Il Decreto Ministeriale 236/89, pietra miliare nell’abbattimento delle barriere architettoniche, introduce requisiti specifici per l’accessibilità. La norma prescrive non solo l’altezza minima del parapetto, ma anche caratteristiche ergonomiche fondamentali come la prensibilità del corrimano e la sua continuità lungo tutto lo sviluppo della scala o del dislivello protetto.

Per i parapetti in vetro, la UNI 11714-1:2018 costituisce il riferimento tecnico specifico, introducendo criteri progettuali innovativi. La norma definisce le prestazioni minime del vetro stratificato di sicurezza, prescrivendo prove di impatto che simulano urti accidentali e specificando i requisiti di post-rottura per garantire una protezione residua anche in caso di danneggiamento.

La EN 1991-1-1, parte degli Eurocodici strutturali, fornisce i criteri per la determinazione delle azioni sulle strutture, includendo specifiche indicazioni per il calcolo delle sollecitazioni sui parapetti in funzione della destinazione d’uso dell’edificio. Per le strutture pubbliche, ad esempio, i carichi di progetto vengono maggiorati per tenere conto dell’utilizzo più intensivo.

Il sistema normativo si completa con la UNI EN ISO 14122-3, che pur essendo specificamente orientata agli ambienti industriali, fornisce indicazioni preziose sulla progettazione dei sistemi di protezione dalle cadute, introducendo concetti come la necessità di protezioni intermedie e la verifica della resistenza agli urti dinamici.

La UNI 10809 e le caratteristiche strutturali

La UNI 10809 rappresenta la norma tecnica fondamentale che definisce i requisiti strutturali dei parapetti. Questa norma, introdotta per standardizzare i criteri di sicurezza, stabilisce parametri precisi per la progettazione e la verifica delle strutture protettive.

Secondo questa normativa, ogni parapetto deve soddisfare tre requisiti strutturali fondamentali. Il primo riguarda la resistenza ai carichi statici: la struttura deve sopportare una spinta orizzontale di 2 kN/m applicata all’altezza del corrimano senza subire deformazioni permanenti. Questo valore non è arbitrario, ma deriva da studi approfonditi sulle sollecitazioni generate dall’appoggio o dalla spinta accidentale di più persone.

Il secondo requisito concerne la resistenza all’impatto. La norma prescrive che il parapetto superi prove di urto con corpo molle (simulando l’impatto di una persona) e corpo duro (simulando l’urto di oggetti). Durante queste prove, la struttura non deve subire rotture né presentare deformazioni che ne compromettano la funzionalità.

Il terzo aspetto riguarda la durabilità strutturale. La UNI 10809 richiede che i materiali e i sistemi di fissaggio mantengano le loro caratteristiche nel tempo, resistendo agli agenti atmosferici e alla corrosione. Per questo motivo, la norma prescrive l’utilizzo di materiali specifici come l’acciaio inox AISI 304 per le applicazioni standard e AISI 316 per gli ambienti particolarmente aggressivi.

La norma definisce inoltre i criteri per il dimensionamento degli elementi intermedi, stabilendo che le aperture nella struttura non devono consentire il passaggio di una sfera di 10 centimetri di diametro, una misura pensata per garantire la sicurezza dei bambini.

Il D.M. 236/89 e l’Altezza Minima del parapetto

Il Decreto Ministeriale 236/89 rappresenta una pietra miliare nella normativa italiana sull’abbattimento delle barriere architettoniche e sulla sicurezza degli edifici. Per quanto riguarda i parapetti, questo decreto stabilisce parametri dimensionali precisi che sono diventati standard di riferimento per ogni progettazione.

L’aspetto più noto del decreto riguarda l’altezza minima del parapetto, fissata a 100 centimetri dal piano di calpestio per le abitazioni private. Questa misura non è casuale: deriva da studi antropometrici che considerano l’altezza media del baricentro del corpo umano e la necessità di prevenire il ribaltamento accidentale. Per gli edifici pubblici, il decreto prescrive un’altezza minima superiore, pari a 110 centimetri, in considerazione del maggiore rischio dovuto all’affollamento.

Un aspetto meno noto ma ugualmente importante del D.M. 236/89 riguarda la configurazione geometrica del parapetto. La norma stabilisce che non deve essere arrampicabile nella parte inferiore: questo significa che fino a 75 centimetri di altezza non devono essere presenti elementi orizzontali o comunque configurazioni che potrebbero facilitare la scalata, specialmente da parte dei bambini.

Il decreto affronta anche il tema del corrimano, elemento che può essere integrato nel parapetto o installato separatamente. La normativa prescrive che il corrimano deve essere presente su entrambi i lati delle scale, posto ad un’altezza compresa tra 90 e 100 centimetri. In caso di utenza prevalentemente costituita da bambini, è richiesto un secondo corrimano ad altezza proporzionata.

Particolare attenzione viene dedicata alla continuità della protezione. Il D.M. 236/89 stabilisce che il parapetto deve essere continuo lungo tutto lo sviluppo della scala o del dislivello da proteggere, senza interruzioni che potrebbero compromettere la sicurezza. Anche gli elementi di giunzione tra diverse sezioni devono garantire questa continuità protettiva.

La UNI 11678:2017 per i sistemi in vetro

La UNI 11678:2017 rappresenta una svolta fondamentale nella normativa tecnica, introducendo specifiche dettagliate per i parapetti in vetro, una tipologia sempre più diffusa nell’architettura contemporanea. Questa norma, entrata in vigore per colmare un vuoto normativo specifico, definisce criteri progettuali e prestazionali per garantire la massima sicurezza dei sistemi vetrati.

La norma stabilisce innanzitutto le tipologie di vetro utilizzabili. Per i parapetti è obbligatorio l’impiego di vetro stratificato di sicurezza, composto da almeno due lastre unite da intercalari polimerici. La UNI 11678:2017 prescrive spessori minimi in funzione della destinazione d’uso: per applicazioni residenziali, lo spessore minimo del vetro stratificato non può essere inferiore a 8+8 millimetri con intercalare 1,52 millimetri, mentre per edifici pubblici i requisiti diventano più stringenti.

Un aspetto innovativo della norma riguarda il comportamento post-rottura. Il parapetto in vetro deve mantenere una capacità portante residua anche in caso di rottura di tutte le lastre che lo compongono. Questo requisito viene verificato attraverso specifiche prove di impatto: dopo la rottura, il vetro deve rimanere in posizione per almeno un’ora, tempo considerato sufficiente per l’evacuazione in caso di emergenza.

La UNI 11678:2017 affronta dettagliatamente anche i sistemi di fissaggio, elemento critico per la sicurezza del parapetto in vetro. Vengono definite tre tipologie principali:

  • Fissaggio continuo al piede
  • Fissaggio puntuale con rotules
  • Fissaggio con profili laterali

Per ciascuna tipologia, la norma stabilisce requisiti specifici di dimensionamento e verifica, considerando non solo i carichi statici ma anche le sollecitazioni dinamiche e termiche. Particolare attenzione viene posta alla compatibilità tra materiali: ad esempio, tra vetro e metallo devono essere sempre previste guarnizioni che prevengano il contatto diretto e distribuiscano uniformemente le pressioni.

La norma introduce anche il concetto di manutenzione programmata, prescrivendo controlli periodici documentati per verificare l’integrità del vetro e dei sistemi di fissaggio. Questi controlli devono essere effettuati da personale qualificato e prevedono la verifica dello stato delle guarnizioni, del serraggio degli elementi di fissaggio e dell’assenza di cricche o scheggiature nel vetro.

Differenze tra Parapetto e Ringhiera

Nonostante nell’uso comune i termini parapetto e ringhiera vengano spesso utilizzati come sinonimi, dal punto di vista tecnico e normativo presentano differenze sostanziali che ne determinano caratteristiche e ambiti di applicazione diversi. La UNI 10809 fornisce definizioni precise per entrambi gli elementi, permettendo di comprenderne le peculiarità strutturali e funzionali.

Il parapetto si configura come un sistema di protezione continuo e invalicabile, progettato per impedire completamente la caduta nel vuoto. La sua struttura prevede un tamponamento completo dalla base fino all’altezza prescritta dalla normativa, senza aperture significative che possano compromettere la funzione protettiva. Secondo il D.M. 236/89, il parapetto deve garantire una protezione totale, particolarmente importante in contesti come balconi, terrazze e luoghi pubblici dove il rischio di caduta è più elevato.

La ringhiera, invece, presenta una struttura più aperta, caratterizzata da elementi verticali (balaustrini) intervallati da spazi regolari. La UNI EN 1090, che norma l’esecuzione di strutture metalliche, definisce i requisiti specifici per le ringhiere, prevedendo che gli spazi tra gli elementi verticali non superino determinate dimensioni di sicurezza. Tradizionalmente, la ringhiera trova impiego principale nelle scale, dove la sua configurazione più leggera si integra meglio con l’architettura dell’elemento.

Un aspetto fondamentale che distingue i due elementi riguarda la resistenza strutturale. Mentre il parapetto deve garantire una resistenza uniforme su tutta la sua superficie, come prescritto dalla UNI 10809, la ringhiera concentra la sua resistenza principalmente sugli elementi verticali e sul corrimano. Questa differenza strutturale influenza significativamente le modalità di calcolo e verifica dei due sistemi.

Dal punto di vista progettuale, la scelta tra parapetto e ringhiera non è solo una questione estetica ma deve considerare attentamente il contesto di utilizzo, il livello di sicurezza richiesto e le prescrizioni normative specifiche per ogni applicazione.

I Parapetti per Interni

I parapetti per interni rappresentano una categoria specifica di protezioni che devono coniugare sicurezza, funzionalità ed estetica in ambienti domestici e pubblici chiusi. La UNI 10809 stabilisce parametri precisi per queste installazioni, considerando le particolari condizioni di utilizzo in spazi confinati.

La progettazione dei parapetti interni deve tenere conto di molteplici fattori. Il D.M. 236/89 prescrive che, oltre alla funzione protettiva, questi elementi devono garantire la piena accessibilità degli spazi e non costituire ostacolo al normale flusso di persone. La normativa prevede anche specifiche sull’illuminazione: i parapetti non devono creare zone d’ombra che potrebbero compromettere la sicurezza degli spostamenti.

parapetto per interni in vetro alta protezione

Particolare attenzione viene posta ai materiali utilizzati. La UNI EN 13501 classifica i requisiti di resistenza al fuoco, fondamentali per gli ambienti interni. I parapetti devono essere realizzati con materiali che non solo garantiscano la necessaria resistenza strutturale, ma contribuiscano anche alla sicurezza antincendio dell’edificio.

Il Sistema per Scale

Le scale interne rappresentano uno dei punti più critici per la sicurezza degli edifici. La UNI EN 14122-3 fornisce indicazioni precise per i parapetti da installare lungo le rampe, considerando l’inclinazione della scala e il movimento degli utenti.

Il sistema deve garantire una protezione continua lungo tutto lo sviluppo della scala. Il D.M. 236/89 richiede che il corrimano sia installato su entrambi i lati e, nel caso di scale con larghezza superiore a 180 centimetri, anche al centro. L’altezza del parapetto deve mantenersi costante, misurata in verticale dal filo dei gradini.

Un aspetto fondamentale riguarda l’ergonomia: il corrimano deve avere una sezione che permetta una presa sicura. La UNI EN 14122-3 specifica che il diametro ottimale è compreso tra 30 e 50 millimetri, consentendo una presa efficace sia per adulti che per bambini.

Le protezioni per soppalchi

La protezione dei soppalchi richiede particolare attenzione progettuale poiché questi spazi sopraelevati presentano rischi specifici. La UNI 10809 prescrive requisiti particolarmente stringenti per queste applicazioni, considerando che i soppalchi sono spesso utilizzati come aree di lavoro o stoccaggio.

Nel caso di soppalchi abitabili, il D.M. 236/89 richiede non solo il rispetto dell’altezza minima di 100 centimetri, ma anche una particolare attenzione alla configurazione del parapetto nella zona di connessione con la scala di accesso. La continuità della protezione in questo punto critico deve essere garantita senza creare ostacoli al passaggio.

Un aspetto fondamentale riguarda la resistenza ai carichi orizzontali. La norma tecnica UNI EN 1991-1-1 prevede che i parapetti dei soppalchi debbano resistere a sollecitazioni maggiorate rispetto a quelle standard, considerando la possibilità di urti accidentali dovuti alla movimentazione di materiali o arredi. I valori di progetto possono arrivare fino a 3 kN/m in casi specifici.

I parapetti per esterni

I parapetti per esterni devono affrontare sfide aggiuntive legate all’esposizione agli agenti atmosferici. La UNI EN 1090-1 definisce i requisiti di durabilità e resistenza alla corrosione, fondamentali per garantire la sicurezza nel tempo di queste installazioni.

La progettazione deve considerare non solo le sollecitazioni meccaniche ma anche:

  • Le escursioni termiche
  • L’esposizione ai raggi UV
  • L’azione della pioggia e dell’umidità
  • La resistenza al vento

parapetto per esterni

La UNI EN ISO 1461 stabilisce gli standard per la protezione dalla corrosione dei materiali metallici, prescrivendo trattamenti specifici come la zincatura a caldo per le strutture in acciaio esposte agli agenti atmosferici.

Sistemi per balconi e terrazze

I parapetti per balconi e terrazze rappresentano un ambito applicativo particolarmente delicato, dove la sicurezza si deve coniugare con la resistenza agli agenti atmosferici e l’estetica dell’edificio. La UNI EN 1090-1 stabilisce i requisiti fondamentali per queste installazioni, con particolare attenzione al sistema di drenaggio e alla prevenzione dei fenomeni corrosivi.

L’impermeabilizzazione del sistema di ancoraggio rappresenta un punto critico. La UNI 11714-1, pur essendo specifica per i parapetti in vetro, introduce concetti fondamentali applicabili a tutti i sistemi di fissaggio esterni. La norma prescrive che ogni punto di ancoraggio deve essere progettato per evitare infiltrazioni d’acqua che potrebbero compromettere la stabilità strutturale nel tempo.

Per quanto riguarda i carichi di progetto, la norma tecnica UNI EN 1991-1-4 introduce considerazioni specifiche per l’azione del vento sui parapetti di balconi e terrazze. In particolare, nelle zone perimetrali degli edifici, dove l’azione del vento è più intensa, i parapetti devono essere dimensionati considerando pressioni maggiorate. Il calcolo deve tenere conto dell’altezza dell’edificio e della zona di esposizione al vento secondo le mappe di pericolosità.

La durabilità dei materiali diventa cruciale in queste applicazioni. La UNI EN ISO 9223 classifica gli ambienti esterni in base alla loro aggressività, prescrivendo materiali e trattamenti specifici:

  • In ambiente urbano standard: acciaio inox AISI 304
  • In ambiente marino o industriale: acciaio inox AISI 316
  • In condizioni particolarmente aggressive: sistemi di protezione aggiuntivi

Protezioni per scale esterne

Le scale esterne richiedono sistemi di protezione che garantiscano sicurezza in ogni condizione atmosferica. La UNI EN 14122-3, pur essendo nata per applicazioni industriali, fornisce indicazioni preziose per la progettazione di questi elementi.

Un aspetto fondamentale riguarda il sistema di drenaggio dell’acqua piovana. Il corrimano deve essere progettato per evitare il ristagno dell’acqua e la formazione di ghiaccio in inverno. La UNI EN 1990 prescrive che il parapetto mantenga la sua funzionalità anche in condizioni meteorologiche avverse, considerando la possibile presenza di neve o ghiaccio.

La scelta dei materiali e dei trattamenti superficiali diventa cruciale. Il D.M. 236/89, oltre ai requisiti dimensionali, prescrive che le superfici di presa debbano garantire un coefficiente di attrito adeguato anche in presenza di pioggia. Questo si traduce nella necessità di utilizzare finiture superficiali specifiche e materiali antiscivolo per il corrimano.

Per quanto riguarda la resistenza strutturale, la norma prevede coefficienti di sicurezza maggiorati rispetto alle applicazioni interne, considerando:

  • L’effetto delle vibrazioni indotte dal vento
  • L’accumulo di neve e ghiaccio
  • La possibile degradazione dei materiali nel tempo.

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